“La nobiltà del vino è proprio questa: che non è mai un oggetto staccato e astratto, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due o tre, di una bottiglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati.”
Mario Soldati
Inizia proprio su parole di Mario Soldati l’incontro incentrato su 6 vini rossi del sud di Federico Alessio. Principalmente sui viaggi enologici fatta da Soldati, ancora negli anni 60, che già denotavano dei grossi cambiamenti nell’ambiente, nel modo di lavorare sia in vigna che in cantina. Una grande rivoluzione enologica in atto da anni che va da nord a sud Italia.
Quant’è ancora cambiato il vino del sud dagli anni 60 di Soldati ad ora? Molto nei gusti, prediligendo una alcolicità meno importante grazie a una rivoluzione sia in vigna che in cantina. Una cura della vigna mal tollerata all’inizio dagli operatori del settore, che trovavano inaccettabile non sfruttarla al massimo, ma riducendone i grappoli per prediligere la qualità. Una introduzione tecnologica anche in cantina con, ad esempio, il controllo delle temperature che permette di tenere sotto controllo le fermentazioni e quindi poter avere dei gradi zuccherini meno alti, di conseguenza vini meno alcolici, che ora possono aspirare a maturazioni e invecchiamenti più importanti rispetto a una volta dove le temperature delle cantine avevano delle escursioni molto ampie e violente.
Ovviamente una rivoluzione con anche un rovescio della medaglia: lo snaturare la personalità dei vini perdendo in tipicità ottenendo, ad esempio, spalle più dure.
“Il vino è qualcosa che assomiglia a un essere umano e vivente: è «immisurabile, inanalizzabile se non entro certi limiti, variabile per un’ infinità di motivi, effimero, ineffabile, misterioso». Non è una entità omogenea, il vino, né omogeneizzabile, scrive ancora Soldati: è «qualcosa, sempre, di vivo, di locale, di individuale». Da apprezzare solo se si va direttamente sul posto, per passeggiare in lungo e in largo nei vigneti, «studiare la fisionomia del paesaggio intorno, la direzione del vento, spiare sulla collina l’ ora e il progredire dell’ ombra, capire la forma delle nuvole». C’ è, in questa sorta di paradigma conoscitivo, tutto il desiderio di Soldati di non perdersi mai nulla, di non negarsi emozioni, di immergersi con voluttà nelle cose, per restituirle vive, palpitanti.”
Entrée
Spumante Metodo Charmat Rosé Brut “Il Fresco” – Villa Sandi
Vari vitigni a bacca bianca e rossa
Colore rosa tenue, con una buona brillantezza e un perlage fine. Al naso esprime bei profumi floreali, di fiori di montagna, con accenni di frutta fresca, soprattutto mela acerba. Al palato è secco, fresco e sapido. Ha un corpo dinamico, vivace e di buon equilibrio.
La degustazione
Nero d’Avola “Sherazade” 2016, 13%, Donna Fugata
Forse il vino del sud più snaturato per la grande espansione su scala industriale che ha avuto negli anni, è considerato un vino da taglio, nato per uvaggi a cui dare più tannino e colore in aiuto ad uve più fini.
Colore rosso rubino brillante con un’unghia violacea. Al naso intenso, ma non esuberante, vinoso, offre un bouquet piacevolmente fruttato con note fragranti di ciliegia e susina rossa non troppo mature, unite a leggeri sentori speziati di pepe nero. Al palato è asciugante, con una perfetta corrispondenza gusto olfattiva, un tannino giovane e piacevolmente rinfrescato da una vena acida e sapida. Non troppo persistente, caldo, ma non troppo avvolgente.
Rispecchia lo stile del nero d’avola moderno e paga le scelte enologiche di massa, un vino non emozionante di sicuro, ma tutto sommato beverino.
Montepulciano d’Abruzzo 2016, 13,5%, Velenosi
Vitigno antichissimo, è il più prodotto nel centro sud, anche più del sangiovese, la leggenda narra che il grande Annibale, durante la lunga campagna in Italia contro Roma, rinvigorisse uomini e cavalli con il poderoso Montepulciano.
Colore rosso rubino con screziature purpuree, compatto e consistente. Al naso scuro, fosco, cupo con sentori di sottobosco, foglia bagnata, frutto rosso e nero, ribes, lampone, a tratti etereo, vinoso, acetico, ma non fuori controllo, note speziate come noce moscata. Al gusto chiude bene il percorso olfattivo, manca ancora qualche anno di evoluzione, ma già ora rimane denso, di spessore, marcato, pieno della sua acidità e con un buon tannino equilibrato. Un sapore piacevole e interessante, persistente ed elegante, evolve bene in bocca lasciando una bella finezza nel retrogusto.
Etna rosso “Lu veru piaciri” 2015, 13,5%, Al Cantàra
Il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio, sono i vitigni che danno vita alla Denominazione di Origine Controllata ETNA Rosso. Il vigneto è situato nella parte nord del vulcano ad una altitudine di 620 metri slm. Il terreno è vulcanico ricco di minerali e con molta struttura.
Colore rosso rubino scarico, una bella trasparenza. Al naso diventa più fine con l’ossigenazione e si apre con suggestioni più interessanti, vira su note floreali, violetta, e fruttate, fragoline di bosco, leggiadro e lievemente minerale, ferroso, lievemente speziato con sentori di cannella e un poco mandorlato. Al gusto una acidità e tannicità graffiante, sapido, ancora spigoloso e non troppo elegante forse dovute alla sua giovinezza. Non assolutamente equilibrato tra naso e bocca, anzi mettendo il naso nel bicchiere lo si poteva quasi confondere con un nordico pinot nero.
Gaglioppo 2015, 13,5%, Librandi
Uva calabrese per eccellenza, vitigno autoctono portato dai Greci e diffuso specialmente nelle province di Cosenza e Catanzaro. Regna nelle DOC Cirò e Melissa dove regala vini di crescente interesse e qualità organolettica.
Rosso rubino con riflessi granato. Al naso ampio e esuberante, floreale e vegetale, mandorla, confettura, marasca, lievemente speziato. Sicuramente più strutturato in bocca, una buona spalla, ancora qualche anno di evoluzione, tannino ancora bello spigoloso, ruvido, non ancora allineato, evidenti sentori fruttati, ma non lunghissimo.
Aglianico riserva 2013, 14%, Di Majo Norante
Color rosso rubino intenso, compatto. Al naso ampio, un profumo vinoso tipico, frutti rossi e neri, ribes con una bella maturità, note di tostatura, vaniglia, olive taggiasche, etereo, note di sottobosco, si sente la maturazione fatta in legno. In bocca piacevole però più “muscolare” che elegante, molto caldo, sensazione che probabilmente verrà smorzata con gli anni. Un vino da abbinamenti importanti, non lungo ma di bella beva. Maturo, vellutato di grande struttura e potenza.
Primitivo di Manduria “Villa Santera” 2016, 14,5%, Leone De Castris
Colore rosso scuro quasi violaceo, consistente e profondo. Una grande complessità olfattiva, intricato, vari registri descrittuali, frutta importante e molto matura, prugna quasi cotta, viola quasi appassita, visciole, note speziate insistenti, liquoroso, polvere di cacao, vaniglia, zenzero. Al gusto un finale lungo, persistente, avvolgente, note fini, eleganti e gradevoli, liquoroso, tessitura tattile equilibrata, setosa, si sente alla base una grande sapienza enologica. Vino nobile e fatto molto bene, una grande materia prima di partenza, un cerchio tra naso e bocca che si chiude perfettamente lasciando appagati.