Ferlat: verticale Malvasia

L’azienda

L’azienda Ferlat, ubicata a Cormons e nata negli anni ’50 con, oltre alle vigne, allevamento di animali da fattoria e una parte seminativa poi abbandonati negli anni.
Nel 2000 la scissione dei due fratelli Ferlat, nonno e zio di Moreno Ferlat, giovane e appassionato vignaiolo, che ci ha accompagnati nella degustazione assieme a Federica, il loro commerciale.
Da qui la divisione dei 10 ettari di vigneti e la decisione di iniziare a imbottigliare (prima solo cisterne e damigiane) in affiancamento allo sfuso che rimaneva comunque in maggioranza.
Nel corso degli anni l’aumento del vino imbottigliato passa dalle 15.000 bottiglie del 2015 alle 25.000 attuali, molte destinate al mercato estero.
L’obiettivo? Il raggiungimento delle 50.000 tra qualche anno.
8 gli ettari in totale: 5 rimasti dopo la scissione e 3 in varie ubicazioni nel corso degli anni.
Grande cura in vigna con minimo impatto ambientale: inerbimento totale in vigna senza uso di diserbanti, solo rame e zolfo e fertilizzanti di origine animale e organica per una coltivazione biologica.

La verticale

Malvasia Istriana “Grame”, da gramigna, il nome è un toponimo del vigneto storico (ora passato allo zio) e di cui son state piantate le stesse gemme in un altro terreno.

2017
Annata fredda e piovosa, soprattutto a fine settembre.
Vasca in cemento per la fermentazione alcolica con le bucce, svinatura e poi passaggio in legno usato per un anno. Battonage intenso. 15 giorni di decantazione in acciaio prima di passare in bottiglia.
Io l’ho sentito ancora slegato nei profumi e sapori data la sua giovinezza, ma indubbiamente già con una bella eleganza. Interessante potrebbe esser riprovarlo tra un poco di tempo per capire l’evoluzione che secondo me lo porterà ad esser davvero un bel vino.
2016
Annata più calda.
Questo si sentiva più potente e ampio, più sentori speziati, Anche questo lievemente ancora slegato.
2015
Annata piuttosto bilanciata.
Un vino ben integrato, più complesso ed equilibrato. Spezie dolci, lievi fiori accennati, pera selvatica, erbe balsamiche, camomilla, erba secca. Un’acidità non spiccata, ma presente. Una bella lunghezza.

Gli anni sono in questa sequenza perchè le due batterie sono state fatte con metodi diversi.

2011
Annata media dopo un 2010 freddo
Macerazione di una notte e un anno poi di legno un poco meno vecchio dei precedenti.
Simile al 2015 senza macerazione.
Lievemente più floreale dei precedenti, sentori di miele, una bella acidità che lo rende beverino e piacevole, sia nel sorso immediato che nella sua persistenza.
2006
Nessuna macerazione e legno di 2° e 3° passaggio.
Lieve sentore di ridotto poi quasi svanito, naso un poco seduto, ma incredibilmente ancora vivace al sorso con un’acidità bella presente.
Cambia incredibilmente con un azzeccato abbinamento a un Montasio stagionato 13 mesi: una combinazione perfetta che riesce ad esaltare il vino smussandone gli angoli e creando una bella combinazione che lascia una piacevole sensazione.

Gli altri

PG Rosa 2018
Pinot Grigio, 3 masse con 3 macerazioni diverse: 2, 4 e 7 giorni per raggiungere un bel colore ramato intenso (e a causa di questo declassato a IGT perchè non nei parametri DOC, ma non entro nel merito della discussione poichè c’è un ricorso in atto, però la decisione mi lascia piuttosto perplessa)
Indiscussa fragolina di bosco che vince su tutto, melograno, lieve lime, fresco, bello vivo e vibrante, tannino delicatissimo e morbido, un immediato e semplice, ma per niente banale, sorso che ti fa voglia di continuare allegramente fino a finire la bottiglia (io, nel dubbio, ne ho prese due.. e dubito di fermarmi a due!)

selezione Cabernet Franc Sessanta 2015
Solo 426 bottiglie e 60 magnum
Dal 2011 riserva, 100% da vigneto vecchio anno d’impianto 1960 da cui il nome del vino.
Vendemmia tardiva, 2 anni di legno con un travaso a metà, 30 giorni di macerazione, nessuna filtrazione e 18 mesi in bottiglia.
Frutta rossa e matura e succosa, speziatura importante, tostatura che si districano in una piacevole successione.
Un sorso assolutamente in linea con le sensazioni olfattive, lievi note verdi ma non disturbanti, tannini belli rotondi che avvolgono il palato, fresco.
Una bella e importante lunghezza e persistenza.

Il gin
Saint Gin è l’unico realizzato in Friuli da uve a bacca bianca rigorosamente autoctone.
Sul gin, data la pochissima esperienza, posso solo dire che mi è piaciuto un sacco. Bello importante (non da gin tonic per intenderci) e strutturato.

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