L’azienda
La cantina Gravner risale al 1901 quando venne acquistata dalla famiglia ed è situata in Oslavia, al confine tra Italia e Slovenia e divenuta rivendita quando la bisnonna, stanca di aver sempre gente in casa, spinge per aprire un’osteria adiacente. Osteria che viene chiusa nel 1932 per non aderire al fascio e alle loro imposizioni, nell’ultimo giorno vennero venduti bel 800 litri di vino… L’osteria venne poi riaperta negli anni 60 a Gorizia con vino solo a mescita.
Negli anni 70 incominciarono a imbottigliare, ma il vino così chiaro non veniva più riconosciuto dai clienti.
La situazione venne presa in mano dal giovane Josko fresco di studi di enologia che per anni cercò di arrivare a un prodotto di qualità più che quantità.
Fu il primo, in Oslavia, a fare del diradamento in pianta con grosso sgomento dei vecchi contadini (molti si rifiutarono di lavorare per e con lui), ma grazie a questo lavoro comincio ad arrivare la qualità nell’uva.
Dall’82 tutti i vini passavano prima per la barrique e poi in acciaio, ma il risultato, per Josko, ancora non era sufficientemente di qualità. Non rispecchiava quel che lui voleva produrre.
Dopo un viaggio in California e un tour de force di assaggio dei vari vini locali capisce esattamente tutto quel che non vuole fare, non vuole vini marmellatosi.
Una grandissima grandinata nel 1996 fa perdere quasi tutta la produzione, rimane giusto qualcosa per riempire 4 barrique. Si fa un esperimento: 2 con le bucce e senza lieviti, 2 invece con i lieviti. Le prime due ottengono un buon risultato: forse la strada può esser quella giusta.
Nel 1997 vende tutte le vasche di acciaio e fa macerare tutto per 4 giorni in botti senza controllo delle temperature.
Nel 2000 il viaggio in Georgia, non senza problemi a causa dei visti negati, ma grazie ad esuli georgiani residenti in Slovenia traccia un itinerario per andare alla ricerca delle anfore di terracotta (i qvevri) e ne acquista qualcuna: purtroppo le prime arrivano quasi tutte rotte. Se ne fa mandare altre tramite un amico, fortunatamente intere.
Si torna così alle origini della viticoltura, all’essenzialità.
Dal 2003 tutti i bianchi vengono fatti in anfore interrate.
Dal 2006 anche i rossi.
La verticale
2010
I colori degli orange sono sempre affascinanti e seducenti, questo ha uno splendido dorato carico.
Attualmente in commercio, con un poco di uva botritizzata.
Elegante e ben integrato, sentori di albicocca disidratata, spezie dolci, resina, erbe aromatiche, lievi sentori eterei. Un tannino levigato e non invasivo, avvolgente e equilibrato. Una chiusura elegante e setosa.
2008
Anche qui una parte di uva con botrite.
Un naso più pungente e intenso. Un tannino più tagliente e presente, forse meno equilibrato del precedente e sicuramente più muscoloso, ma con un finale morbido e una persistenza pulita e gradevole. Presenta più volatili (e più solfiti).
2007
Meno morbido dei primi due, questa annata non ha uva botritizzata e si sente nella sua spigolosità. Indubbiamente più austero e intenso, con una bella nota acida perfettamente integrata a una spiccata sapidità.
2004
Bella spalla acida in armonia con una suadente morbidezza. Ha una lieve velatura nel colore perchè imbottigliato troppo presto, con alcuni travasi avrebbe raggiunto una pulizia maggiore.
2003
Annata estremamente calda e non piovosa. E’ la prima annata fermentata tutta in anfora interrata. Rappresenta l’ultima testimonianza di vigneti di Runk risalenti al 1915 e al 1950 espiantati dopo la vendemmia.
Entrambi i vigneti da cui proviene sono stati espiantati subito dopo la raccolta per lasciare spazio a nuove viti di ribolla. Una decisione maturata perché il terreno è ricco di ponca, un’argilla molto compatta. Questo rende difficile, se non impossibile, aggiungere viti nuove senza lavorare il terreno.
E’ una selezione ed è venduta solo in magnum.
Rimasta in anfora per più di 10 mesi e, per la prima volta tra i vini di Gravner, ha passato 6 anni in botte prima dell’imbottigliamento avvenuto nel 2010, altri 7 anni di affinamento in bottiglia. Per una cosa di questa portata bisogna essere estremamente convinti del prodotto…
Estremamente complesso, affascinante e stratificato con sentori di miele, frutta essiccata, mandorle e noccioline, erbe balsamiche, vaniglia e tanto altro in una lunghissima progressione che fa tenere il bicchiere sotto il naso in un momento quasi mistico.
Definito “infuso d’uva” e al primo assaggio si capisce anche il perchè con un ingresso elegante e leggero, si sente il livello nettamente superiore. Assolutamente integrato e armonico in tutte le sue sfaccettature, una spalla acidità importante, ma in perfetta fusione con l’avvolgente eleganza che lascia una lunghezza appagante. Strutturato, evoluto, intenso… trovate un aggettivo di magnificenza e gli starà a pennello.
Rujno 2003
Il nome deriva da una parola intraducibile slovena che sta a significare “parte migliore del vino”, per un vino che veniva usano per i brindisi alle persone o avvenimenti importanti.
Stagione asciutta, con pochissime piogge dall’inizio di marzo a tutto dicembre. La quantità limitata di uve prodotte ha preservato la qualità, regalando un sorprendente equilibrio ai vini prodotti.
Prodotto solo nelle annate migliori (nelle altre le uve sono destinate al Rosso Gravner: “solo” 8 anni prima di andare in commercio) con Merlot e meno di 10% di Cabernet Sauvignon dai celebri vigneti Hum e Ruk , le selezionatissime uve hanno sempre fermentato naturalmente in tini aperti di rovere, senza controllo della temperatura, un lungo affinamento di 7 anni in botti grandi, imbottigliato con luna calante senza chiarifica nè filtrazione e ulteriore riposo in vetro per altri 7 anni prima di uscire in commercio. Sì, esatto, ben 14 anni prima di andare in commercio, se non è convinzione nel proprio prodotto questa…
Già gli occhi fan capire che questo vino sarà una grande esperienza che coinvolgerà tutti i i sensi, si presenta con un colore rosso granato carico e quasi imperscrutabile.
Al naso la complessità del sottobosco, variegata e avvolgente, con sentori minerali, fruttati, speziati che evolvono nel bicchiere regalando una ricca sfumatura aromatica da scoprire di momento in momento. Un vino con grande personalità, evoluto ed elegante con una corrispondenza perfetta tra i vari sensi, un tannino ancora fresco e suadente, una freschezza sorprendente combinata con una buona sapidità che regalano un’esperienza raffinata con una persistenza splendidamente infinita.
La degustazione è stata presentata in modo molto coinvolgente da Mateja Gravner (figlia di Josko), si è riuscita a percepire tutta la sua passione per l’azienda e il vino nonchè l’ammirazione per il padre.
Per me è stata una serata emozionante che aspettavo con trepidazione (un poco come le due ribolle gialle 2009 già nella mia cantina…) e che non ha deluso le mie aspettative.
Un grazie soprattutto alla mia enoteca del cuore: Bischoff che riesce a organizzare sempre serate estremamente interessanti e soprattutto riuscite.