Teranum 2018: vini rossi tipici del Carso

Rassegna enologica promossa dall’Associazione Viticoltori del Carso tenutasi a Porto Piccolo (Sistiana – Trieste) il 16 marzo 2018 dedicata al Terrano e ai vini rossi tipici del Carso con 40 produttori di questo vino autoctono che rappresenta uno dei punti di forza della produzione enologica del nostro territorio (e per nostro intendo un territorio che va oltre i confini politici e si estende fino in Slovenia e Croazia).
Si tratta di un vino particolare, il Terrano, che rimane il nome del vino e non del vitigno come molti confondono, infatti viene fatto con uva refosco dal peduncolo verde che qui esprime grande acidità e poco alcol. 
Oggi, con l’abbassamento delle rese, lo svolgimento della fermentazione malolattica e in generale con la grande cura dei  vignaioli del Carso, veri alchimisti sperimentali, che hanno decenni fa iniziato le varie sperimentazioni come, ad esempio, l’affinamento in legno, si sono ottenuti vini più longevi, rotondi anche se, qualcuno poi lamenta, alle volte troppo standardizzati e, ovviamente e fortunatamente, solo in qualche caso snaturati delle loro peculiarità tipiche come la spigolosità, acidità e buona trama tannica.

Il terrano non è pesante, né denso,
esso non è aspro, né grasso,
non è morbido, né leggero,
non è scialbo, né smorto,
non è pastoso, né inspido, né delicato né dolce.
Il Terrano è corposo e potente,
aromatico, elegante ed austero,
è solido e robusto,
è vigoroso, ben definito,
è pieno di vita, fresco, brioso e inebriante
dal colore scuro di rubino intenso.

»Sono venuto sul Carso e sono guarito.«
Srečko Kosovel   poeta e critico letterario sloveno

Il Carso stesso è un territorio singolare dominato da scenografiche falesie calcaree a picco sul mare, situato in una baia (il Golfo di Trieste) che, come conformazione, crea diversi microclimi dove il vento gelido che soffia in tutte le stagioni, la Bora, crea escursioni termiche importanti per la maturazione delle uve.
Il terreno, di pietra calcarea caratteristica della zona, agevola il drenaggio dell’acqua anche se, soprattutto sull’altipiano, crea la problematica di aver molta roccia e poca terra.

Figlio del vento, fiore tra i sassi, verde mantello delle terre rosse. Agreste e raffinato terrano
Kovac

Questa ottava edizione è stata estremamente importante poichè è stato sottoscritto il disciplinare sul vino Terrano che unisce i produttori sloveni e italiani e per il quale hanno dato il loro supporto tecnico e amministrativo la Regione Friuli Venezia Giulia e il ministero dell’Agricoltura. L’accordo odierno di fatto traghetta il documento, dopo una ratifica da parte dei due Stati, direttamente a Bruxelles per il via libera finale sulla Doc transfrontaliera. 
Nel disciplinare vengono definite le caratteristiche del vino, che assume la denominazione di Teran e che viene prodotto sull’altipiano carsico italiano e sloveno. Tra le specifiche definite dal documento, oltre all’area geografica di produzione e i procedimenti enologici, viene stabilita la varietà (refosco), la quantità di uva per ettaro (9000 kg), il legame tra ambiente geografico e caratteristiche del prodotto e infine le qualifiche per la certificazione.
È stato superato il problema relativo all’arricchimento del saccarosio, permesso in Slovenia ma vietato in Italia. Le parti infatti hanno convenuto di fare riferimento alla normativa europea. 

Come sempre in queste manifestazioni non si riesce ad assaggiare tutto perchè tra la folla, amici e esperti del settore con cui ci si ferma a parlare crea una girandola che fa perdere un poco il filo del discorso degustativo; ma rimane anche quello il bello, potersi confrontare al momento con signori e signore sommelier, vignaioli esperti, enoblogger o semplici amatori.
Alle volte anche solo fermarsi a gustare un ottimo vino, di una buona annata, chiacchierando in totale libertà vale la pena di esserci andati… questa premessa, come sempre, per mettere un poco le mani avanti su eventuali dimenticanze o omissioni.
Da premettere che la qualità dei prodotti, nel corso delle edizioni, è notevolmente migliorata e di questo ne sono molto contenta. I “nostri” vini, alle volte poco conosciuti al di fuori di queste zone, stanno cominciando a dare diverse soddisfazioni sia a livello nazionale che internazionale e rimango nella speranza si sapranno imporre nelle cantine e carte dei vini in giro per l’Italia, qui una selezione (e nemmeno completa purtroppo, ma difficile destreggiarsi su un numero così alto di degustazioni in poco tempo) di quelli che ho provato e, in qualche modo, mi han più colpito.

Boris Lisjak: qui il sito 
Sara 2008 (ispirato dall’amore di Boris per la sua prima nipotina, Sara) cuvée di tre varietà di vino rosse il Terrano, il Merlot e il Cabernet Sauvignon. Viene maturato in botti di rovere per sei anni, più un anno in bottiglia. 
Vanta cinque titoli di campione: tra i più prestigiosi quello di campione tra i migliori vini rossi sloveni, ottenuto nel 2014 alla fiera internazionale del vino di Lubiana.
Nonostante i 10 anni ancora estremamente vivace, vibrante e spigoloso, fresco e indubbiamente a nemmeno metà della sua vita.
Arhivski Teran PTP 1996 (Terrano scelto DTR). Si, non ho scritto male, 22 anni per un vino ancora vivo, fresco, maturo, intenso, potente e avvolgente. Prodotto da vigne quasi centenarie matura in botti di rovere per undici anni. Questo, posso dirlo, è stato un assaggio emozionante sia per l’annata che per l’evoluzione assolutamente perfetta, integro nei profumi e nel sapore, assolutamente armonico in tutto.

Kocjančič Rado: qui il sito
Krogle 2015. In tonneau per un anno e mezzo. Fa una macerazione lunga, intenso al naso, assolutamente corrispondente in bocca con una decisa e appagante trama tannica.

Čotar: qui il sito
Presente con diversi vini (Terrano, Terrarossa: blend di terrano, merlot, cabernet sauvignon e Merlot) e diverse annate.
Merlot 2007.  Inizio fermentazione alcolica spontanea e macerazione per 14 giorni in tini di legno aperti. Fermentazione malolattica e affinamento in botti di rovere da 15 hl per 7 anni sulle fecce fini e 30 mesi in bottiglia. Nessuna chiarifica e filtrazione.
Ancora bello nervoso e minerale nonostante gli anni, buona tannicità in perfetto equilibrio con l’acidità e di “masticazione”. Importante, ma di facile beva. Non mi vergogno a dire che ho chiesto (e ottenuto gentilmente) il bis…

Sirca Kodric: qui il sito
Terrano 2007. Bouquet intenso e persistente, assoluta corrispondenza in bocca, fresco e abbastanza sapido, maturato in botti grandi di legno di quercia, buona evoluzione.
Da loro devo assolutamente andare e provare Jerina, che mi incuriosisce molto.

Čotova klet: qui il sito
Cabernet Sauvignon 2013. Fresco e vibrante, intenso e prolungato nel profumo, avvolgente e morbido in bocca. Facile beva. Persistenza bella e piacevole che evolve negli aromi a ogni sorso.
Cuvèe 2014. Refosco, cabernet sauvignon e merlot. Profumi arrotondati dall’utilizzo del legno, sorso vivace e speziato, ben equilibrato, tannino levigato e aroma avvolgente.

Bole: qui il sito
Terrano 2016. Ruvido e fresco ad un tempo, tannini aggressivi. Rende pienamente le peculiarità che questo vino deve avere.

Bruno Lenardon
Mi son presa l’appunto di andarlo a trovare nella sua tenuta in quanto vicino a casa (Località Pisciolon a Muggia), simpaticissimo e ottimo produttore di vini autoctoni (oltre al Refosco, mi hanno parlato benissimo del suo Malvasia) e olio evo (DOP Tergeste), ma soprattutto devo andare a provare l’Elysium: vino che nasce da un vitigno molto raro, quasi scomparso, il moscato rosa di Parenzo. Quasi scomparso perché non redditizio: coltivarlo richiede quattro volte più tempo in vigna rispetto ad un altro vitigno. Va soggetto ad aborto floreale in fioritura: ne rimangono pochi chicchi sul grappolo.
Purtroppo quando sono arrivata alla sua postazione l’aveva già finito, quindi “mio malgrado” dovrò andare a fare questa piacevolissima visita…

Non ho volutamente scritto nulla sui vini di Beniamino Zidarich, considerati dagli esperti del settore tra i migliori presenti alla manifestazione, in quanto la prossima settimana vado a visitare la sua cantina, quindi ho preferito lasciarlo in parte questo assaggio per dare spazio ad altri produttori.

E come ogni evento va il ringraziamento ai compagni di avventura: Dario e Adriana, perfetti complici di una lunga serata enologica, tra assaggi e chiacchiere e soprattutto senza perdersi nel labirinto del parcheggio…